Ogni giorno controllavo il countdown a quello che doveva essere l’avventura di una vita, North Cape – Tarifa 20/06 ho continuato a sperarci fino a maggio, poi visto l’insicurezza della situazione causa COVID la decisione di posticipare ancora una volta di un altro anno la corsa. La voglia di mettermi in gioco però era tanta, volevo un percorso di almeno 1500km un targhet di chilometraggio che sento più mio e riesco ad esprimermi al meglio, un chilometraggio da cui non emerge solo la forza fisica, ma sopratutto la capacità di gestione della competizione: gestire più giorni in sella, riuscire a superare i vari problemi che la strada presenta e poi come in una partita a scacchi il tatticismo in corsa è fondamentale, essere sempre lucidi per poter decidere il momento migliore per fermarsi, riposare…per attaccare e o per “nascondersi”.
Le notti passavano alla ricerca di un evento, compreso tra giugno e massimo metà luglio, in Italia non c’era nulla di quello che cercavo, all’estero varie proposte, ma poi ci si scontrava con le varie regole anti COVID presente nei vari stati.
Finché una notte…un lampo, PANACHE RALLY, partenza da Bruxelles arrivo a La Turbie, Montecarlo.
Manifestazione in linea con le regole Trans Continental Race, quindi:
Senza supporto esterno
Divieto di scia
Punti di passaggio obbligatori ma traccia del percorso libera
Due conti veloci e il chilometraggio c’era 1800km, in più avrei pedalato in zone per me nuove, Belgio, Lussemburgo e alta Francia, per poi scendere verso strade e luoghi a me cari, Italia, Milano, Liguria e poi arrivò in Costa Azzurra.
Mi confronto con il mio coach Marco Morando e decidiamo di andare. Da quel momento inizia la ricerca continua per districarsi con regole assurde di ogni stato che prevedeva il mio passaggio, per fortuna a mano a mano ci si avvicinava al grande giorno i limiti COVID si allentavano e tutto diveniva più chiaro.
Giovedì 10/06 inizia il percorso di avvicinamento, ore 12.00 il primo tampone mollecolare al centromedicina di Conegliano, agitazione, alla sera ho già il risultato: ok possiamo partire.
Venerdì 11/06 prima di arrivare in aeroporto secondo tampone, mi serviva per avere 36h utili di copertura per poter passare il confine francese. Proseguo check-in in aeroporto, consegno la bici ai bagagli speciali e mi imbarco, ciao ciao Italia si VOLAAA!!! 2h30 e sono a Bruxelles, ritiro la mia bici, esco dall’aeroporto, con calma apro lo scatolone e la rimonto, la mia manualità non è eccelsa ma con serenità riesco a risistemare tutto.

Ci siamo, aggancio il caschetto e in bici parte la mia avventura verso il centro di Bruxelles dove alloggio in un hotel.
Sabato passa tra fare il turista e controllare le ultime cose.
Domenica ore 10.00 mi presento alla partenza per la registrazione e i controlli documenti, ore 13.00 finalmente la gara parte!!! go go goooo
Prime difficoltà con la traccia causa lavori in corso per uscire da Bruxelles, pochi colpi di pedale e sono su una ciclabile che affianca l’autostrada punto il primo punto di controllo, il leggendario Muro di Huy, famoso per essere tra le varie l’arrivo della gara pro Freccia Vallone, vinta anche dall’italiano Rebellin.
Al primo punto di controllo arrivo per primo al timbro, coca-cola una fetta di torta di mela e via ad affrontare il muro. Duro ma suggestivo…si punta la Francia.


Di fronte ai miei occhi vedo grandi Pascoli, verde all’infinito. Mi fermo a cenare a Bastogne, rimango in Belgio fino ad Arlon per poi entrare in Lussemburgo.

Inizia la notte, la prima sui pedali mi da sempre un attimo di tensione, sulla carta credevo di metterci più tempo ad attraversare Belgio e Lussemburgo,invece sono solo 1.30 di notte e sono sul confine francese.
Sul territorio francese abbiamo obbligo di rispettare il coprifuoco, 22.00/6.00. Proprio sulla linea del confine in compagnia di un altro concorrente ci accampiamo sotto la tettoia di un bar dismesso, il pavimento è duro ma non ci sono alternative.
Ore 5.30 suona la sveglia, chiudo il mio bivybag, piego le mie cose e alle 6.00 finalmente posso partire, qualche chilometro e prima fermata in una bolungerie e primo rifornimento dei miei amati eclair al caffè, si punta TS2 ad Eguisheim presso la cantina Domaine Jean – Louis MANN and Fabienne

Ormai è tardo pomeriggio ho macinato in poco più di un giorno 473 km, le difficoltà più grandi sono state caldo e assenza acqua, come già avevo constato alla Race Across France nel 2018 si fatica in terra francese a trovare fontane potabili.
Nel pomeriggio con il gran caldo non ero riuscito a mangiare, quindi cena è stato d’obbligo riempire la pancia, sacco vuoto non sta in piedi.
Lunedì tutto chiuso, la mia forza un team a casa che mi aiuta nelle ricerche delle strutture mentre pedalo, il comandate Sarah mi da l’ordine: “torna indietro di pochi chilometri ho trovato un ristorante poi non troviamo nulla”
La ascolto, trovo il ristorante, a gesti mi faccio capire e mi porta un piatto completo di riso, patate, uova e con un po’ di manzo, un pasto veramente completo che mi ricarica.

La mia testa vuole puntare ad arrivare al primo punto obbligatorio di passaggio, Ballon D’Alsace, ma prima devo scalare un altro colle: Col de Bussang, salgo sono le 21.45 in cima vedo l’omonimo hotel tutto illuminato, volevo sfruttare fino all’ultimo minuto il tempo prima del noioso coprifuoco, un colpo d’occhio a Google Maps, nei prossimi chilometri vedo solo strutture ricettive chiuse, una notte intera buttato a terra aspettando di poter ripartire non ha senso. Decido di fermarmi, trovo ottima ospitalità, mi danno la mia camera, mi fanno vedere come poter uscire alla mattina presto, mi spiegano il funzionamento della doccia e poi mi invitano con loro a bere un the caldo, tra due parole del mio povero inglese e il grande aiuto di Google traslate gli faccio vedere quel che sto facendo, loro una copia che ha il viaggio nel cuore e che nella loro struttura definita 95% motards vedono viaggiatori in moto da tutta Europa, bello vedere che rimangono emozionati dal mio racconto ed è un piacere per me vedere l’impegno che ci mettono per capirmi.
Prima di andare a dormire il proprietario mi taglia un bel pezzo di pane lo avvolge nella pellicola, dentro mi lascia una nutellina ed una marmellata, piccole attenzioni che ti fanno sentire bene nel posto giusto nel momento giusto, quel pezzo di pane è stata la mia colazione per due mattinate.

Ore 5.30, drin drin….ahhh che dormita letto comodo questa notte, salto sul letto, controllo il gps, tutti sono fermi (o quasi) ripongo tutto nelle mie borse, prendo un pezzo di pane e spalmo la marmellata, mentre mangio studio la strada che prevedo di fare quel giorno, ma ora serve muoversi c’è il Ballon d’Alsace da conquistare.
Primi colpi di pedale, dopo una lunga pausa, qualche dolorino si prova sempre, poi il corpo si scalda, la testa si assesta e si riprende a macinare strada, a buon passo conquisto la vetta, sono felice, mi fermo…respiro ammiro il paesaggio, sto bene voglio andare!

La giornata già si presenta calda, la testa già pensa ai prossimi punti di passaggio, Col du Grand Colombier e poi la Ts3 Annecy, quello stesso luogo che 3 anni prima alla Race Across France presentava il suo ultimo cancello orario prima della lunga cavalcata verso l’oceano Atlantico, Annency un punto di unione di queste mie due gare.
Sulla carta il percorso sembrava “facile” ma in realtà mi aspettava un lungo altopiano il massiccio del Giura, con continui sali e scendi, 220km e temperature sempre oltre i 35°.
Una giornata, 16 ore di tempo prima del prossimo coprifuoco, macinati 300km, difficoltà continue nel trovare acqua, bellissime strade secondarie in mezzo a pascoli infiniti….ma anche in mezzo al nulla per tanti troppi chilometri

È sera una lunga discesa dopo questo lungo altopiano mi porta a Saint Claude, unico bar aperto un Kebab, con fatica mi faccio preparare un panino con solo carne, bevo un buon caffè, controllo l’ora e cerco di spingermi più avanti possibile, ma le 22.00 si avvicinano, inizio a sentirmi cenerentola allo scoccare della mezzanotte.
Scalo un colle, inizio la discesa e nel mentre Sarah mi aggiorna su cosa troverò nei prossimi chilometri: il nulla ahahah, non troviamo nulla di aperto e il coprifuoco è sempre più vicino. Passa il tempo, sono le 22.00, mi devo fermare.
No dai è impossibile deve esserci.
La testa stanca non vuole andar fuori dalla mia traccia, un attimo, rifletto guardo e troviamo la soluzione a pochi chilometri: è un hotel ha una camera libera, mi fiondo, arrivo all’ingresso, dietro di me arriva un concorrente della corsa: entro per primo chiedo alla reception una stanza ma mi guarda e dice tutto: esaurito.S
conforto, ma arriva il collega belga anche lui la aveva vista quella camera libera ma lui saggiamente la aveva prenotata su Booking, lo guardo e in Veneto gli dico: ok noi due si dorme assieme, non so cosa abbia capito, ma è scoppiato a ridere e siamo saliti in camera.
Un’altra notte bloccati dal coprifuoco, ma un altra notte dove si riposa comodi su un letto vero. Mi butto a letto, non riesco nemmeno a mettere la sveglia, crollo in un sonno profondo, meno male il ragazzo belga mi salva per la seconda volta ore 5.45 suona la sua sveglia…buongiorno!!

Pronti si caricano le borse e via verso il prossimo punto di controllo.cosa vuoi che sarà un colle ahahaha.
Salita del Grand Colombier 13km pendenza media 18%, non si può mollare nemmeno una pedalata o si rischia il piede a terra, ma io voglio arrivare in fretta ad Anency e do tutto, come se la corsa dovesse finire in cima.


Che soddisfazione, si punta Anency andiamo a chiudere un’altra TS.


Poco prima di mezzogiorno arrivo alla TS3 è situata in un bellissimo bar, ordino una colazione esagerata, ci si sente amati qui.
Siamo quasi a 3 giorni di corsa ho percorso più di 900km ma le fermate obbligatorie mi hanno consumato 20h, sono “riposato” e la strada percorsa è stata affrontata senza grandi crisi, l’unica grande difficoltà: il grande caldo.
Adesso però cambia il registro, si punta la Svizzera e poi la nostra Italia e non c’è più il coprifuoco.
Entro in Svizzera dal passo del Morgins, punto obbligatorio di passaggio


Lunga discesa veloce, arrivo alla prima cittadina Svizzera che è ora di cena.
Serve accontentare la testa super pizza e mega porzione di patate fritte, li in paese è festa, qui il distanziamento è sparito e tutti in piazza guardano la partita Svizzera-Italia.


La notte Svizzera è dura, i km di avvicinamento al passo Sempione lunghi e noiosi, pedalo tutta notte ma il ritmo non è quello dei momenti migliori e il distacco con chi mi precede aumenta.



La mattina arriva e finalmente sono ai piedi del Simplon pass, 21,9km con una pendenza media del 8%
Sono stanco ma ho voglia di Italia, non mollo, passo costante, trovo una fontana mi lavo alla meglio e continuo la scalata, certi tratti sono duri, ma stringo i denti e finalmente entro nel confine italiano.
Ora si punta Rho per chiudere anche la TS4 nella sede di ALBAOPTICS, caldo crisi di sonno, e motivazioni che calano, arrivano i messaggi dei compagni: capitano cosa c’è? Non mollare! La testa, cosa fa la testa, a volte bastano solo delle parole giuste nel momento giusto, senti la testa che fa clak le gambe si riempiono, il cuore batte forte, adrenalina nelle vene: serve spingere.

Che soddisfazione arrivare alla TS4, siamo solo in due italiani in gara, i ragazzi sono eccezionali, frutta, caffè acqua e poi una bella chiacchierata.
All’arrivo “solamente” 337km, già macinati 1300km, ora gli occhi cadono spesso sul gps di gara ma il limite di questa corsa è stato proprio questo che aggiornava solamente ogni 3h se era presente segnale, capire in classifica come si fosse posizionati era complicato.
Il cuore a questo punto diceva Roberto ora tira dritto, ma la testa questa volta comandava e diceva GESTIRE.

Si decide quindi ad una piccola pausa in un B&B a Rho, doccia e 3 ore di nanna. Mi sveglio, riprendo la bici, esco in strada, mangio e poi è ora di andare all’arrivo.
Questa volta la notte corre veloce sotto le ruote, trovo il passo giusto sono le 5 e sono ad Ovada, il percorso di questa ultima fase di gara ricalca in gran parte quello dei pro quando corrono la Milano – Sanremo.

Ad Ovada mi fermo per far colazione, attiro l’attenzione delle persone, iniziano a farmi le solite domande, ma da dove vieni? Cosa fai? Dove vai? Ma non hai male al culo?
Gli faccio vedere la mia traccia, chiedo consigli sul passo del Turchino, chiuso per 50m di frana da oramai quasi 3 anni, ragazzo vai tranquillo stanno facendo i lavori a questa ora trovi gli operai e vedrai che ti fanno passare, sono solo 50m. Mi fido, li ascolto e parto diretto per il passo del Turchino, arrivo al punto dove la strada è chiusa, oramai la frana non c’è più stanno mettendo in sicurezza il tratto, passo a lato e vado avanti, ben presto sono in cima, tra poco vedrò il mare.

Foto di rito al passo e mi butto in discesa, sento già il profumo della riviera ligure. In un battito di ali arrivo sulla statale, ecco il mare, da qui solamente 169km mi dividono all’arrivo.
Faccio qualche pezzo di strada con un gruppo di anziani cicloamatori della zona, da parte loro tante domande, però mi aiutano a prendere tratti non segnalati della ciclabile della riviera che passa nella vecchia ferrovia.

Adoro pedalare qui, è un piacere per tutti i sensi. Ad ogni pedalata mi rendo conto che sto già finendo questa avventura, mi prende un po’ di malinconia, inizio a rallentare, iniziano ad arrivare le scuse, mal di pancia, nausea….drin drin drin, guardò il telefono squilla, Sarah e Mauro, ei ci dici che diavolo stai facendo? Io, perché? Loro: andiamo a margherite questa mattina? Guarda che ora capiamo ancora meno la tua posizione in classifica, potresti essere tra i primi; io ma come? Se ieri sera a Rho ero oltre il 12º posto? Loro: dai su mona movete!! Non hai nulla da perdere manca poi ora dai tutto.
Beh quando i tuoi compagni di squadra, amici, fratelli….usano queste parole io #ilcapitano non potevo tradire le loro e le mie aspettative, perché in realtà il mio corpo stava bene, era ora di crederci fino alla fine è andare a scoprire in che posizione ero senza lasciare nulla.
Ecco che in testa arriva quel CLACK, mani scendono sulla presa bassa della piega, il cambio clic clic scende di rapporto, la gamba spinge piena è ora di andare all’arrivo.
Sono le 10 di mattina, testa bassa e non mollo per 168km, mi fermo al volo ai bar sulla strada, non scendo nemmeno in quei momenti dalla bici, prendo pago e via. Tutto di un fiato fino a Ventimiglia, ci siamo il confine è a un passo, il traffico mi distrugge, bisogna prestare massima attenzione non posso rovinare tutto ora.
L’arrivo mi presenterà un’ultima salita da 7km, non mangio dalla colazione delle 5, mi fermo tappa gelato con mega macedonia di frutta.


Riparto, passo il confine francese direzione Mentone

Finalmente vedo i cartelli Montecarlo, rotonda a destra, inizia l’ultima salita….mi dico proviamo a vedere dopo 1668km se il corpo sopporta un’ultima salita a TUTTA. 52 in canna e salgo, la salita sembra non finire mai.
Pedalo che è un piacere, sono stanco, i muscoli bruciano, ma come non mai mi sento VIVO. I chilometri passano in fretta, salgo, salgo, salgo e finalmente il cartello La Turbie, poco dopo ci sono ecco il KRING CLUB finalmente ARRIVO, è ufficiale chiudo al 5º posto assoluto la mia PANACHE RALLY in 5 giorni e 3h



Chiuso la mia 12º ultracycling, tanto ancora da imparare, tanto ancora da migliorare, ma fiero della mia strada fatta fino a qui.
Un ringraziamento alla socia Sarah e al matto Mauro per essere stati una presenza costante per tutti i 5 giorni di corsa, a tutto il mio team #follettiverdi, distanti ma sempre vicini, al mio coach Marco Morando per il percorso fatto e che ancora per molto faremo insieme. Infine grazie alla mia famiglia per saper lasciarmi andare e appoggiare questa mia passione per l’ultra ciclismo.
#ilcapitano