La mia Romagna ultra

Questa è stata fino ad ora la mia Ultracycling più lunga e anche quella più dura a cui ho partecipato. Il livello degli atleti presenti era molto alto, a tal punto da mettere un po’ di timore ad essere lì in mezzo.
Alla partenza si percepiva la tensione di gran parte dei partecipanti. Il timore del tempo meteorologico, del tempo del cronometro che scorre e di tutti quegli imprevisti che non sai mai quando possono capitare.
Eccoci…ore 8:20 del sabato mattina, arriva il mio turno…conto alla rovescia e si parte. Il cronometro della Romagna Ultra inizia a scorrere e mi rendo conto che devo combattere e dare tutto per 600 chilometri ed oltre 11 mila metri di dislivello.
Fortunatamente ho la macchina di supporto al seguito e quindi viaggio “scarico” rispetto ad altri atleti e compagni di squadra che hanno scelto la categoria “self supported”.
Tutto procede regolare fino alla TS1 (circa 180 km) dove si arriva abbastanza tranquilli. Il passo non è male e la stanchezza non si fa ancora sentire. Da lì però, un errore di percorso fa si che si prenda una strada sbagliata. Si cerca di riprendere il percorso giusto. Io nel frattempo mi giro mentre la macchina di supporto avendo poco spazio deve proseguire per trovare uno spazio per girarsi. Inizio così un’altra delle numerose salite non rendendomi conto che avevo preso un anello successivo del percorso. Mentre salivo, sotto il sole che picchiava forte, aspetto di ritrovarmi la macchina alle spalle…invece nulla. Appena scollinato ho preso il telefono per contattarli ma non c’era campo quindi o scendevo dalla stessa parte o dalla parte opposta.
La scelta è stata quella di proseguire e chiamare appena arrivato giù. Appena il cellulare l’ha permesso, ho chiamato la crew che mi ha confermato che ero nel tratto sbagliato. Pochi minuti dopo è arrivata anche la chiamata dall’organizzatore che mi dice: Angelo hai sbagliato strada, devi tornare indietro alla TS1. Da quel momento non posso descrivere e, forse è anche meglio, le sensazioni che mi sono pervase. Con molta rabbia mi sono girato, scalato nuovamente e risceso alla TS1. È stata una batosta sia mentale che fisica dato che non avevo più acqua e nemmeno cibo.
Ripartito da lì tutto è proseguito abbastanza bene, nessuna crisi di sonno o di fame durante la notte. L’alba della domenica mi ha regalato panorami stupendi che le tenebre della notte avevano momentaneamente oscurato.
I chilometri continuavano a scorrere e la stanchezza si faceva sentire sempre di più e dal chilometro 400 in poi anche i piccoli strappi sembravano salite impegnative.
Superati i 500 chilometri e i 10000 di dislivello ormai era quasi fatta e mentalmente si faceva più lèggerà mentre fisicamente ormai si faceva sentire, non aiutato di certo dalle temperature che ormai si facevano molto alte…vicino ai 30 gradi.
Nelle ultime due ore di gara il cielo si è chiuso regalandomi una piacevole pioggia, molto gradita, che mi ha rigenerato togliendomi via anche parte della stanchezza accumulata.
Man mano che i km passavano sotto le ruote e man mano che mi avvicinavo a Forlì, le forze sembravano ritornare sempre di più e, quando ho trovato appunto il cartello FORLÌ, ho realizzato che avevo portato a termine una sfida.
Sfida che preparavo da un bel po’ di mesi con il preparatore che ormai mi supporta e sopporta da un po’ di tempo: Marco Morando. Inoltre mi ha seguito durante tutta la gara dandomi preziosi consigli.
Un ringraziamento speciale va anche a tutta la crew composta da: Regina, Giorgio e Albano che mi hanno dato positività e tranquillità nei momenti di bisogno.
Un ringraziamento particolare anche agli organizzatori che mi hanno fatto conoscere questa terra ricca…anzi ricchissima di salite spacca-gambe e corti ma potenti muri con belle pendenze.
Ora si punta alla prossima!!!
